Elena Pedrazzini-Scozzari è coordinatrice di progetti presso la Fondazione IdéeSport dal 2016 e da alcuni anni si occupa anche del CoachProgram in qualità di responsabile per la formazione nella Svizzera italiana.
Come hai vissuto il tuo ruolo di responsabile per la formazione nella Svizzera italiana in un periodo caratterizzato da molte restrizioni e incertezze? Quali sono state le sfide maggiori e le priorità?
Il periodo è stato molto intenso a tutti i livelli, da quello prettamente organizzativo e operativo a quello emotivo. Bisogna poter prendere delle decisioni in un tempo abbastanza ristretto, tenendo conto oltre che delle direttive federali e cantonali anche delle esigenze e delle sensibilità dei team in palestra, del team di formatori e formatrici, nonché della linea generale portata avanti dalla Fondazione. La sfida maggiore è stata ed è tuttora quella di riuscire ad offrire dei momenti di scambio e di formazione continua, con contenuti adeguati alle esigenze attuali, nonostante le restrizioni. Un’altra grande priorità è stata per me far presente le esigenze dei giovani coach in termini di benessere e di sviluppo di fronte all’eventualità di una chiusura preventiva dei corsi. Era importante per me portare avanti l’offerta formativa e mantenerla il più possibile in presenza. I giovani hanno bisogno di punti di riferimento e le formazioni permettono di consolidare delle relazioni, di sostenere i giovani nel loro percorso. Per alcuni di loro e per certi tipi di attività la presenza fisica è essenziale.
Il modo di dire «fare di necessità virtù» è più che mai attuale: se da un lato la pandemia ci ha posti di fronte a molte sfide, dall’altro ci ha anche permesso di rivalutare alcuni aspetti della vita, di sviluppare nuovi interessi e modalità d’interazione. Secondo te, quali sono stati i risvolti positivi per la formazione?
I risvolti positivi riguardano sia le modalità di formazione che i contenuti. Quando non è più stato possibile svolgere i corsi team in palestra, ci siamo organizzati per proporre dei corsi online. Per fare ciò, oltre a condividere le esperienze riguardo all’utilizzo delle piattaforme online, con le formatrici e i formatori abbiamo sviluppato delle attività particolari che vertono sull’impatto della situazione sanitaria presso i giovani (i cambiamenti, le sensazioni e le responsabilità) e sulle esigenze come team in palestra, nonché sul potenziamento del loro benessere, per esempio con esercizi sull’identità personale e sulle risorse che si possono attivare. Il bilancio è molto positivo: durante questi corsi online formatrici e formatori hanno riscontrato l’enorme bisogno dei giovani di raccontarsi e di rivedersi. Hanno anche percepito il loro bisogno di razionalizzare la situazione attuale, di valutare assieme i risvolti positivi della pandemia in termini di conoscenza di sé o di solidarietà e riorientarsi per il futuro, pensando anche a come rimanere in contatto con i partecipanti dei progetti. I corsi team online sono quindi stati molto apprezzati e ciò grazie anche all’abilità di formatori e formatrici, che con la loro sensibilità e le loro competenze hanno saputo coinvolgere tutti nel modo giusto. I team dei progetti si confermano come riferimento (e come elemento di conforto o rinforzo) per i giovani coach, ancor di più in una situazione stravolgente come quella attuale.
A dicembre, lo svolgimento in presenza del corso annuale destinato ai senior coach e ai capi progetto e vice della Svizzera italiana è stato fino all’ultimo un’incognita. Alla fine, le nuove disposizioni hanno reso necessaria la modalità online. Come è stata gestita l’organizzazione del corso in questa situazione?
Il corso per senior coach, capi progetto e vice è un tassello importante della formazione annuale, che permette di approfondire delle tematiche relative alla gestione delle dinamiche di gruppo, alla prevenzione e alla partecipazione, ma anche di favorire lo scambio di esperienze tra i responsabili. L’idea di annullarlo era per me difficile da concepire. Quindi vista l’incertezza nei mesi di ottobre e novembre, ho portato avanti fino all’ultimo sia l’organizzazione “in presenza” che la preparazione di una variante online. Con alcuni enti invitati a gestire degli atelier – come Amnesty, Croce Rossa e ATGABBES – era la prima collaborazione in ambito formativo, ma ho subito percepito una vicinanza d’intenti. Formatori e formatrici sono stati informati e coinvolti nella preparazione della modalità online. In particolare, una formatrice ha condiviso le sue ampie conoscenze nella gestione di corsi online e di tecniche specifiche che possono facilitare la partecipazione dei gruppi. In seguito, tutti si sono adoperati per rendere dinamici i loro atelier e proporre delle attività variate e stimolanti.
Al corso, della durata di una giornata, hanno partecipato 100 senior coach, capi progetto e vice. Quali sono state le sfide maggiori?
La sfida maggiore è stata quella di apprendere rapidamente le funzionalità di una piattaforma di scambio online, per poter creare delle stanze virtuali che corrispondessero con il programma formativo definito. Infatti, quest’ultimo comportava sia dei momenti comuni che dei momenti con quattro atelier in contemporanea con formatrici e formatori di diversi enti. Una volta creati questi spazi, la sfida ulteriore è stata procedere con una comunicazione chiara e univoca ai partecipanti, che consentisse ad ognuna ed ognuno di loro di avere accesso unicamente agli atelier che avevano scelto. Ricordo gli ultimi giorni di preparativi, quando dovevo creare e copiare gli accessi negli inviti, per poi condividerli ai vari gruppi, così come a formatrici e formatori, è stato un vero «brulicare» con i tasti della tastiera!
Qual è stato il riscontro dei partecipanti e delle partecipanti al corso? Ti ritieni soddisfatta?
Nonostante la condivisione tramite schermo, durante le giornate ho percepito grande entusiasmo e coinvolgimento da parte loro. Secondo la valutazione effettuata a fine corso, la maggior parte si ritiene molto soddisfatta! Per alcuni è stata impegnativa la partecipazione tramite schermo durante la giornata, ma in molti affermano di aver appreso nuovi strumenti e conoscenze rispetto a situazioni nuove sulla partecipazione di persone con passato migratorio o in situazione di disabilità o ancora sulla crescita personale e sul genere. Sicuramente sarebbe stato più carino poter svolgere queste giornate dal vivo e approfittare degli scambi interpersonali in spazi adatti, ma sono molto felice che abbiamo potuto offrire questi momenti formativi. Tranne un piccolo disguido, la gestione telematica ha funzionato bene e le discussioni negli atelier sono state molto stimolanti. Abbiamo poi concluso il corso con un momento comune con Clowns senza frontiere e con un gioco improvvisato abbiamo portato il sorriso da uno schermo all’altro…per finire con una risata contagiosa, è stato un attimo davvero emozionante!
Se il prossimo corso per i senior coach, i capi progetto e vice si svolgesse in presenza, ci sono degli aspetti dell’esperienza vissuta lo scorso dicembre che vorresti comunque mantenere e riproporre?
Alcuni risvolti positivi dei corsi online mi hanno fatto riflettere. Infatti, ci sono senior coach che hanno affermato di aver partecipato maggiormente in quest’occasione (rispetto a un corso «in presenza»), visto che lo schermo li incoraggiava ad esprimersi e alcune modalità (come la stanza virtuale a coppie) hanno garantito loro una maggior intimità per la condivisione di esperienze personali. Quindi penso che per i prossimi corsi in presenza si potrà pensare a delle opzioni che permettano di rispondere a questo tipo di esigenze. Inoltre, l’utilizzo di piattaforme virtuali ha dei vantaggi che si possono combinare alla formazione in presenza, per esempio per far partecipare delle persone che sono a casa in quarantena o per collegarsi con eventuali ospiti e organizzazioni all’estero. In ultimo anche per sfruttare gli strumenti di condivisione di elementi digitali (come foto, link, ecc.) o per sondaggi istantanei e tutto ciò che permettono le applicazioni virtuali.
Valentine Mancuso è mamma felice di due bambini di 6 e 4 anni. Dall’autunno del 2016 è capo progetto di OpenSunday Lugano Molino Nuovo e dal novembre 2019 si occupa anche di MidnightSports Lugano, sempre nello stesso ruolo.
Lo scorso dicembre hai partecipato al corso annuale destinato ai senior coach e ai responsabili di serata e pomeriggio, dove avete la possibilità di approfondire temi specifici del lavoro con i bambini e i giovani e di rafforzare le vostre competenze professionali e personali. Tra i moduli proposti, quale hai scelto e perché?
Ho scelto il modulo «Responsabilità e crescita personale», nel quale abbiamo posto l’attenzione su noi stessi, sul nostro ruolo nei progetti e sui nostri bisogni come professionisti e come individui; abbiamo inoltre approfondito i principi fondamentali della capacità empatica e acquisito delle competenze che possono essere utili nelle varie situazioni di vita.
Negli anni passati la mia scelta è spesso ricaduta su temi che mi permettevano di affrontare meglio delle problematiche con cui io e il mio team eravamo confrontati, trovo tuttavia fondamentale lavorare su se stessi per crescere professionalmente e migliorarsi. Lo scorso dicembre, al momento di selezionare il modulo, ho dunque optato per un tema che mi consentisse di riflettere sulla mia persona e di guardare dentro di me. Sono una perfezionista ed è difficile per me non poter avere controllo su tutto. Con la pandemia il senso d’incertezza è aumentato considerevolmente per tutti e molti aspetti sfuggono al nostro controllo. Poter lavorare su questa mia difficoltà e ricevere degli stimoli utili è stato molto importante, ne sentivo il bisogno.
Sono felice di partecipare a queste formazioni e mi dispiace sempre quando un membro del mio team non riesce ad essere presente. Corsi come quello rivolto ai senior coach, ai capi progetto e ai vice ci permettono di approfondire temi interessanti e fenomeni recenti come ad esempio il cyberbullismo. Insomma, non si smette mai d’imparare!
Il corso si è svolto in modalità online ed era costituito da due blocchi di circa 2 ore, uno al mattino e uno al pomeriggio, che riguardavano la tematica scelta. Ad essi si aggiungevano due momenti in comune con tutti i partecipanti e le partecipanti al corso. Durante questa giornata formativa, quali sono stati per te gli aspetti più difficili e quali invece ti hanno dato maggiore soddisfazione?
Personalmente, mi è mancata un po’ la componente relazionale e sociale. Negli scorsi anni, la giornata formativa era sempre caratterizzata da una grande convivialità e da numerosi scambi, anche informali, come ad esempio sul pranzo, con gli altri responsabili e senior coach. È un aspetto che apprezzo molto e che mi fa bene. Lo scorso dicembre l’interazione è stata, tutto considerato, buona ma naturalmente limitata dalla modalità online, in particolar modo nei momenti in comune. Ci sono tuttavia delle soluzioni per consentire a piccoli gruppi di persone di interagire e discutere su di un tema: nei moduli le formatrici e i formatori hanno infatti utilizzato l’opzione di Zoom delle stanze separate. Non è proprio la stessa cosa come vedersi di persona, ma sicuramente aiuta.
Un aspetto ulteriore da considerare è che la personalità individuale svolge un ruolo importante: io sono molto socievole e aperta e parlare tramite i dispositivi non mi crea particolari problemi, altre persone invece possono incontrare maggiori difficoltà.
Sono stata molto soddisfatta del modulo che ho scelto: i contenuti riguardavano un tema per me importante e hanno soddisfatto le mie esigenze. Nel corso della giornata, durante uno dei momenti in comune, ci è stata presentata la clownterapia; si tratta di una pratica molto interessante e sono felice della decisione della responsabile per la formazione di inserire questa proposta nel programma. Trovo bello che possiamo vedere anche delle realtà diverse dalla nostra, che lavorano come noi per portare gioia e serenità.
Qual è stata la tua impressione al termine della giornata? Hai notato delle differenze rispetto allo svolgimento del corso in presenza?
Le uniche differenze che ho notato nella formazione online concernono il non doversi recare al luogo della formazione e la minore possibilità d’interazione sociale. È sicuramente stato impegnativo e a fine giornata ero stanca, ma complessivamente mi ritengo molto soddisfatta. Sono inoltre riuscita ad organizzarmi al meglio rispetto all’accudimento dei miei figli: al mattino ho seguito la formazione dalla casa di mia madre, mentre nel pomeriggio mio marito ha svolto con i bambini delle attività fuori casa. Questo mi ha permesso di dedicarmi totalmente alla formazione, senza interruzioni.
Hai delle ulteriori osservazioni che vorresti condividere?
Spero che il prossimo corso per senior coach, capi progetto e vice possa essere svolto in presenza. Si tratta di una preferenza personale: mi piace incontrare di persona i colleghi e le colleghe e parlare con loro!