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«I partecipanti e le partecipanti delle stagioni passate salutano ancora quando capita di incontrarsi»

16.06.2021

Nel corso della stagione 2020/21 quattro progetti MidnightSports e un progetto OpenSunday della Svizzera italiana hanno compiuto 10 anni di attività: si tratta di Midnight Sport in Capriasca, Midnight Sport Chiasso, Midnight MaSaVe… dum (si svolge a Savosa), Midnight Basso Ceresio e OpenSunday Lamone-Cadempino. A questi cinque progetti si aggiunge Midnight Fun & Sport Agno, che per primo ha tagliato il traguardo dei 10 anni nel marzo 2020.

In rappresentanza di questi progetti, abbiamo intervistato la senior coach Dragana Pejic, da quasi 10 anni attiva come coach e da 7 anni nel progetto OpenSunday Lamone-Cadempino.

Come sei venuta a conoscenza del progetto OpenSunday Lamone-Cadempino?

Quando ero in prima media, è nato un progetto OpenSunday a Besso. Mi sarebbe piaciuto partecipare, ma purtroppo ero già troppo grande. Grazie a un amico ho saputo che avrei potuto fare la coach, quindi mi sono fatta avanti. Era gennaio 2012. L’anno dopo il progetto si è spostato a Lugano e ho continuato qui l’attività come junior coach. L’anno successivo ho saputo che il progetto OpenSunday Lamone-Cadempino cercava nuovi coach; siccome la zona era per me più comoda, ho deciso di spostarmi e oggi sono ancora qui, ma nel ruolo di senior coach.

Perché collabori a questo progetto? Cosa ti piace?

Mi piace tanto stare a contatto con i bambini e le bambine. Crescere insieme a loro mi motiva molto. È bello vedere i cambiamenti che fanno, per me questa è una passione.

Qual è il valore aggiunto di OpenSunday? Perché è importante per i bambini e le bambine?

Trovo che i bambini e le bambine siano molto fortunati e fortunate ad avere un progetto come OpenSunday. Se fuori fa freddo o c’è brutto tempo, hanno sempre la possibilità di fare qualcosa in palestra. Per loro significa instaurare nuove amicizie e vivere bei momenti. Inoltre, il progetto permette loro di fare più movimento e contribuisce a far sì che non cadano in dipendenze, quali l’uso costante del telefonino e dei videogiochi.

Dragana Pejic

E per te?

Lavorando da tanti anni a questo progetto, trovo di essere cresciuta a livello personale e di aver imparato molte cose. Oggi mi vedo più matura, più sveglia, responsabile e sicura, sia con i bambini e le bambine, sia con il team. Mi piacerebbe crescere ancora di più nel progetto e assumere il ruolo di responsabile.

Come è evoluto il progetto nel corso degli anni?

Il lavoro di team migliora di anno in anno, si capisce di più il proprio ruolo e quello altrui, ci si conosce maggiormente, si lavora sempre meglio e ci si diverte anche.

Negli anni ho notato come cambiano anche i bambini e le bambine, come crescono e come si modificano le loro necessità. Noto anche alcune differenze rispetto a come mi vedevo da bambina e alle aspettative che hanno i bambini e le bambine di oggi. Le attività e i giochi che proponiamo in palestra invece sono simili a quelli del passato e tendenzialmente piacciono sempre.

I partecipanti e le partecipanti ritornano e mostrano un grande affetto verso il progetto. Anche coloro che non vi partecipano più, perché ormai sono troppo grandi, hanno un bel ricordo di te e di OpenSunday: è bello che ti salutano ancora, quando capita di incontrarsi.

A causa del coronavirus, OpenSunday Lamone-Cadempino è stato chiuso solo per due settimane, tuttavia la gestione dei pomeriggi è stata differente. Quali sfide hai dovuto affrontare?

Tenere la mascherina era già una sfida, in più sentivo una maggiore responsabilità per evitare di contrarre il virus e, rispettivamente, che i bambini e le bambine se lo trasmettessero tra loro.
Lavorare a queste condizioni è stato comunque interessante perché i partecipanti e le partecipanti capivano e ti aiutavano. Mi sono resa conto che ascoltavano e collaboravano molto di più. Rispettavano le distanze e seguivano le regole. Hanno capito cosa significa vivere durante una pandemia e hanno dato il loro piccolo importante contributo al buon svolgimento dei pomeriggi in palestra.

In tutti questi anni hai fatto sicuramente molte esperienze. Qual è il ricordo più bello che hai vissuto a OpenSunday Lamone-Cadempino?

Il ricordo che ho nel cuore riguarda una bambina con un deficit cognitivo: stava cercando di scavalcare una pertica e quando ci è riuscita, con grande emozione ha esclamato «ce l’ho fatta». Mi ha insegnato che, nonostante i suoi limiti, ha saputo raggiungere il suo obiettivo. Più lentamente, ma ci è riuscita e questo mi ha toccata molto.

La prossima stagione verrà affrontato il tema dell’inclusione nei progetti OpenSunday. Sei pronta per affrontare questa nuova sfida?

Sono prontissima! Per esperienza personale so che è importante avere dei compiti e raggiungere degli obiettivi. Questo vale per chiunque, non importa se si ha una disabilità. È invece importante sostenere i bambini e le bambine, fare in modo che possano realizzare qualcosa, sentirsi soddisfatti e motivati.

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