In rappresentanza di questi progetti, abbiamo intervistato la senior coach Dragana Pejic, da quasi 10 anni attiva come coach e da 7 anni nel progetto OpenSunday Lamone-Cadempino.
Come sei venuta a conoscenza del progetto OpenSunday Lamone-Cadempino?
Quando ero in prima media, è nato un progetto OpenSunday a Besso. Mi sarebbe piaciuto partecipare, ma purtroppo ero già troppo grande. Grazie a un amico ho saputo che avrei potuto fare la coach, quindi mi sono fatta avanti. Era gennaio 2012. L’anno dopo il progetto si è spostato a Lugano e ho continuato qui l’attività come junior coach. L’anno successivo ho saputo che il progetto OpenSunday Lamone-Cadempino cercava nuovi coach; siccome la zona era per me più comoda, ho deciso di spostarmi e oggi sono ancora qui, ma nel ruolo di senior coach.
Perché collabori a questo progetto? Cosa ti piace?
Mi piace tanto stare a contatto con i bambini e le bambine. Crescere insieme a loro mi motiva molto. È bello vedere i cambiamenti che fanno, per me questa è una passione.
Qual è il valore aggiunto di OpenSunday? Perché è importante per i bambini e le bambine?
Trovo che i bambini e le bambine siano molto fortunati e fortunate ad avere un progetto come OpenSunday. Se fuori fa freddo o c’è brutto tempo, hanno sempre la possibilità di fare qualcosa in palestra. Per loro significa instaurare nuove amicizie e vivere bei momenti. Inoltre, il progetto permette loro di fare più movimento e contribuisce a far sì che non cadano in dipendenze, quali l’uso costante del telefonino e dei videogiochi.
Dragana Pejic
E per te?
Lavorando da tanti anni a questo progetto, trovo di essere cresciuta a livello personale e di aver imparato molte cose. Oggi mi vedo più matura, più sveglia, responsabile e sicura, sia con i bambini e le bambine, sia con il team. Mi piacerebbe crescere ancora di più nel progetto e assumere il ruolo di responsabile.
Come è evoluto il progetto nel corso degli anni?
Il lavoro di team migliora di anno in anno, si capisce di più il proprio ruolo e quello altrui, ci si conosce maggiormente, si lavora sempre meglio e ci si diverte anche.
Negli anni ho notato come cambiano anche i bambini e le bambine, come crescono e come si modificano le loro necessità. Noto anche alcune differenze rispetto a come mi vedevo da bambina e alle aspettative che hanno i bambini e le bambine di oggi. Le attività e i giochi che proponiamo in palestra invece sono simili a quelli del passato e tendenzialmente piacciono sempre.
I partecipanti e le partecipanti ritornano e mostrano un grande affetto verso il progetto. Anche coloro che non vi partecipano più, perché ormai sono troppo grandi, hanno un bel ricordo di te e di OpenSunday: è bello che ti salutano ancora, quando capita di incontrarsi.
A causa del coronavirus, OpenSunday Lamone-Cadempino è stato chiuso solo per due settimane, tuttavia la gestione dei pomeriggi è stata differente. Quali sfide hai dovuto affrontare?
Tenere la mascherina era già una sfida, in più sentivo una maggiore responsabilità per evitare di contrarre il virus e, rispettivamente, che i bambini e le bambine se lo trasmettessero tra loro.
Lavorare a queste condizioni è stato comunque interessante perché i partecipanti e le partecipanti capivano e ti aiutavano. Mi sono resa conto che ascoltavano e collaboravano molto di più. Rispettavano le distanze e seguivano le regole. Hanno capito cosa significa vivere durante una pandemia e hanno dato il loro piccolo importante contributo al buon svolgimento dei pomeriggi in palestra.
In tutti questi anni hai fatto sicuramente molte esperienze. Qual è il ricordo più bello che hai vissuto a OpenSunday Lamone-Cadempino?
Il ricordo che ho nel cuore riguarda una bambina con un deficit cognitivo: stava cercando di scavalcare una pertica e quando ci è riuscita, con grande emozione ha esclamato «ce l’ho fatta». Mi ha insegnato che, nonostante i suoi limiti, ha saputo raggiungere il suo obiettivo. Più lentamente, ma ci è riuscita e questo mi ha toccata molto.
La prossima stagione verrà affrontato il tema dell’inclusione nei progetti OpenSunday. Sei pronta per affrontare questa nuova sfida?
Sono prontissima! Per esperienza personale so che è importante avere dei compiti e raggiungere degli obiettivi. Questo vale per chiunque, non importa se si ha una disabilità. È invece importante sostenere i bambini e le bambine, fare in modo che possano realizzare qualcosa, sentirsi soddisfatti e motivati.