29 anni, Canton Vallese
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Sono coordinatrice di progetto da quattro anni e coordino i progetti nel Canton Vallese e nel Canton Vaud. Mi occupo anche dell’implementazione del programma di prevenzione EverFresh nel Canton Friburgo.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande? Come gestisci la situazione?
Per il nostro team nella Romandia i momenti di scambio personale sono molto importanti, perché offrono a ognuno la possibilità di esprimere il proprio punto di vista e perché ci permettono di lavorare insieme sulle cose. Con la piattaforma Teams e con il telelavoro è più complicato incontrarsi con i colleghi e le colleghe e mi manca molto il contatto con loro. Abbiamo perciò cercato delle soluzioni, come ad esempio il lavoro a coppie o delle ciaspolate in montagna, per ritagliarci qualche momento insieme. Si tratta di momenti preziosi che permettono di uscire un po’ dalle quattro mura di casa.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Le situazioni di crisi come questa comportano certamente nuove sfide e nuovi modi di lavorare, ma confermano anche l’importanza del lavoro in team, cosa che apprezzo particolarmente. Inoltre, questa situazione mi ha offerto l’opportunità di comprendere il grande bisogno dei giovani e dei bambini di avere a disposizione uno spazio loro e di trascorrere del tempo assieme, e mi ha fatto capire di conseguenza quanto sono importanti i nostri progetti per loro.
33 anni. Sono di Locarno e vivo a Bellinzona.
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Sono coordinatore di progetto da due anni e mezzo e mi occupo della coordinazione di diversi progetti MidnightSports in Ticino e anche del programma di prevenzione EverFresh. Dietro le quinte sono svolti molti lavori; lo scambio e il trasferimento di conoscenze tra colleghi e colleghe sono continui, sia a livello regionale sia nazionale. In questo momento faccio anche parte della task force di IdéeSport che sostiene i coordinatori e le coordinatrici nel loro lavoro; cerco quindi di mantenermi costantemente aggiornato sullo sviluppo della pandemia. Inoltre, mi occupo di fundraising a livello regionale.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande?
Molto telelavoro e moltissime videochiamate! Comunque il telelavoro non è poi così male: si sta tranquilli e ogni giorno risparmio mezz’ora di viaggio. In estate posso anche lavorare in giardino, al sole: vitamina D gratis, indispensabile per il sistema immunitario (aiuta anche contro il coronavirus!) 😉
La sfida più grande è realizzare i nostri programmi stando al passo con il continuo cambiamento delle condizioni. Dobbiamo essere flessibili e accettare il fatto che è difficile pianificare.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Che è assolutamente importante essere flessibili, reattivi, forti e capaci di adeguarsi – ma anche che per il nostro benessere possono essere necessari un po’ di relax e di tranquillità.
25 anni, Lucerna
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Sto svolgendo uno stage iniziato a novembre 2020 e mi occupo di fundraising e di comunicazione.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande? Come gestisci la situazione?
Il mio stage è cominciato nel pieno della pandemia, quindi ho iniziato subito con il telelavoro da casa e sono stata nell’ufficio di Olten solo cinque volte. Finora ho incontrato molti colleghi e colleghe solo attraverso la webcam. Per me è questa la sfida più grande: quando collaboriamo, a volte sento la mancanza della componente personale. In ogni caso, l’intenso scambio tra i team e le pause caffè virtuali mi aiutano a gestire la situazione.
In questi ultimi mesi che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Ho capito che è importante comunicare in modo limpido e chiaro. In particolare con le persone che non si conoscono personalmente; così si evitano malintesi.
25 anni, Zurigo
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Circa cinque anni fa sono entrato nella Fondazione IdéeSport con il ruolo di capo progetto. Ho seguito un progetto OpenSunday per due anni, poi mi sono candidato per un posto da coordinatore di progetto. Da tre anni svolgo questo ruolo e coordino progetti nelle regioni di Zurigo, Argovia e della Svizzera orientale.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande?
I nostri progetti hanno sofferto molto durante il primo lockdown perché siamo stati costretti a chiuderli improvvisamente; oggi invece possono in linea di massima essere svolti, ma per realizzarli è necessario lavorare molto di più. Oltre a mantenere un intenso contatto con i Cantoni e i Comuni, dobbiamo preparare i piani di protezione e istruire i team locali. Le crisi comportano degli sforzi, ma sono anche avvincenti e stimolanti: per noi questo momento è anche sinonimo di innovazione e di alternative interessanti.
Poiché la Fondazione coordina 161 progetti in tutta la Svizzera, all’inizio della pandemia abbiamo dovuto creare una task force responsabile di fornire informazioni e raccomandazioni a tutti i coordinatori e tutte le coordinatrici di progetto, e fornire quindi loro un sostegno. La task force esiste ancora: monitora costantemente la situazione e propone soluzioni a cadenza settimanale. Farne parte significa lavoro intenso e grande impegno. La Fondazione IdéeSport ha dimostrato di essere in grado di reagire in pochi giorni alle misure della Confederazione, offrendo ai Comuni soluzioni adeguate.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Una crisi può essere vissuta come un’opportunità per tante nuove possibilità. La Fondazione ha lanciato in pochi mesi un nuovo prodotto per l’estate: il MoveYourSummer. Si tratta di un progetto che lascia un po’ di respiro ai genitori e che permette ai bambini e alle bambine che si trovano in difficili situazioni socioeconomiche di trascorrere una settimana indimenticabile.
Inoltre, ho imparato che possiamo svolgere il nostro lavoro anche nelle situazioni di crisi e anche con il telelavoro da casa. Non importa se sei a Zurigo, in ufficio a Olten oppure nella casa di vacanza in Ticino – ma sono necessarie autodisciplina e perseveranza.
Ciònonostante spero che a settembre 2021 potremo tornare alla normalità e offrire di nuovo ai bambini, alle bambine, ai giovani e alle giovani i nostri progetti nella formula usuale.
23 anni. Sono di Lucerna e abito a Zurigo.
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Ho iniziato come praticante nella Fondazione IdéeSport poco più di un anno e mezzo fa. Ora, da circa un anno, sono coordinatrice di progetto per la regione di Zurigo, dove coordino diversi progetti OpenSunday e MidnightSports.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande? Come gestisci la situazione?
In questo momento, la sfida maggiore è legata alla continua apertura e chiusura dei nostri progetti e al dover costantemente reagire a condizioni quadro sempre diverse. Questo, unito alla grande incertezza rispetto all’evoluzione della situazione, comporta molte (e a volte anche difficili) discussioni con i Comuni, con i coordinatori e le coordinatrici di progetto e con le altre persone coinvolte.
Inoltre, siamo costretti a confrontarci con alcune sfide a livello sociale. Mi mancano molto lo scambio personale con il team e con gli altri colleghi e colleghe così come fare jogging insieme e giocare a freccette durante le pause.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Ho imparato a reagire con flessibilità ai cambiamenti e a gestire le situazioni difficili. Insieme al team e con tutta la Fondazione siamo riusciti a trovare soluzioni sempre diverse e a mettere in campo molte novità; la nostra creatività è aumentata. E poi ho capito che separare il lavoro dal tempo libero quando si lavora da casa è più difficile, ma non impossibile: è necessario organizzare bene la vita quotidiana e fare diverse pause da dedicare al movimento.
30 anni, Basilea
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Da circa un anno mi occupo di fundraising e della gestione dei partner nella Svizzera tedesca e romanda. Il nostro obiettivo è garantire e ampliare il finanziamento a supporto di IdéeSport.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande?
Purtroppo, lo scambio personale con i partner già consolidati e quelli potenziali è molto limitato. Anche se il telelavoro da casa offre ottime possibilità di comunicazione, non è comunque paragonabile all’incontro diretto con le persone.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Che dobbiamo essere flessibili e in grado di adattarci come mai prima d’ora. Ma anche che è ancora più importante ritenerci fortunati per quello che abbiamo – perché non è scontato.
26 anni, Canton Zurigo
Di che cosa ti occupi presso IdéeSport?
Sono coordinatrice di progetto per le regioni di Zurigo e della Svizzera orientale. Mi occupo della coordinazione di diversi progetti OpenSunday e MidnightSports.
In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sul tuo lavoro per IdéeSport? Qual è la sfida più grande? Come gestisci la situazione?
Come la maggior parte delle persone, da quasi un anno lavoro principalmente da casa. Questo comporta determinate sfide, soprattutto sul piano sociale. Mi mancano il mio team e lo scambio personale con i colleghi e le colleghe.
Per quanto riguarda i progetti, la stagione scorsa sono stati bruscamente interrotti a causa della pandemia. Nel corso di questa stagione siamo confrontati con condizioni che cambiano continuamente – a volte possiamo ripartire con un progetto, ma poi dobbiamo richiuderlo. Questo non richiede solo molta flessibilità da parte nostra e dei team delle palestre, ma comporta anche numerosi scambi e riunioni con i Comuni e le scuole.
In questi ultimi mesi, che cos’hai imparato di utile per il tuo futuro professionale?
Ho capito che si può fare molto più di quello che pensavamo inizialmente. La situazione ci ha resi creativi su più livelli e ci ha costretti a guardare oltre il nostro orizzonte. Poi ho imparato che è importante “staccare” anche quando si lavora da casa: una pausa caffè online con il team può fare miracoli.